“Nella mia fiaba c’è un lupo
Nella tua fiaba c’è un leone
In un’altra fiaba c’è una foca bianca
E in un’altra un drago di giada
Ma se io la racconto a te
E tu la canti per me
In fondo si assomigliano
Poi c’è una storia scritta dai grandi
Dove c’è un uomo che non ride mai
Che prende i libri delle fiabe
Li straccia e li butta nel fuoco
E non vuole che io legga le tue parole
Né che tu legga le mie
Anzi vuole alzare un muro
Perché noi non possiamo parlarci
Allora io racconto più forte e tu canti più forte
E il leone e il lupo
E la foca bianca e il drago di giada
Si incontrano in un giardino
E nessuno venga a dirci
Che non possono stare insieme”
Children – Stefano Benni
Da decenni, la psicologia sociale ci racconta che nelle relazioni siamo guidati da schemi mentali attraverso i quali attribuiamo tratti specifici a gruppi di persone sulla base di idee preconcette. Tali schemi, spesso rigidi e difficilmente modificabili, anche quando esperienze contrarie ne mettono in discussione la valenza, determinano la formazione degli stereotipi, base del pregiudizio.

Murales di Banksy a Betlemme. Foto di Francesca Loffari
Creiamo immagini e rappresentazioni del mondo per semplificarlo, anche quando non ne abbiamo conoscenza diretta, nel tentativo di organizzarne la conoscenza secondo categorie generali di più semplice comprensione. Così facendo, però, sacrifichiamo le specificità, le particolarità e le complessità che caratterizzano il singolo a favore di un suo inquadramento, a volte macchinoso e forzato, entro un sistema più ampio. Questo meccanismo è naturale. È insito nel genere umano. È un meccanismo di cui è necessario rendersi consapevoli per potersene svincolare e poter anche solo pensare di muoversi verso una ricerca del vero nelle cose e nel mondo. La diversità, base dell’esistenza umana, motore del suo sviluppo e ragione della sua unicità, necessita di uno sguardo profondo per essere colta e compresa. In questo senso, la superficialità è acerrima nemica della verità, ed è da essa che derivano gli errori di valutazione, le frettolose conclusioni, le stigmatizzazioni di fenomeni, culture, popoli di cui non abbiamo conoscenza sufficiente e che facilmente si prestano a divenire oggetto di false narrative. Per usare l’immagine di Benni, all’individuo adulto fa paura il lupo, fa paura il leone, fa paura che il lupo e il leone possano incontrarsi e formare un “leolupo”.

Il muro che divide Israele dai Territori palestinesi occupati a Gerusalemme. Foto di Sofy Dia.
All’individuo adulto fanno paura le fiabe capaci di creare nuove e diverse narrative, capaci di mettere in discussione quella che fino ad allora si riteneva essere la narrativa giusta, la narrativa vera. E allora brucia i libri, tenta di impedire l’incontro tra il lupo e il leone nel timore che le diversità producano frizioni, fratture. Ma c’è qualcuno che invece, ostinato e coraggioso, inventa un nuovo spazio d’incontro. C’è qualcuno che quando si vede impedito il confronto, generatore di incontro e/o scontro, canta più forte e tenacemente racconta all’altro la sua narrativa: senza mediazioni, senza filtri, senza menzogne, senza invenzioni. Questo dà vita allo scambio più puro di verità, immune alle deformazioni dei preconcetti e dei pregiudizi. Ad esserne in grado non sono solo i bambini. Sono anche gli individui adulti capaci di conservare la purezza e la naturalezza della relazione che cerca un arricchimento reciproco e che ha come obbiettivo l’allargamento degli orizzonti culturali proprio grazie alla diversità.
E allora il leone e il lupo si incontreranno in un altro giardino, e vivranno in libertà insieme agli altri. Si conosceranno e non si odieranno, e scopriranno che l’altro è meno diverso da quel che ci appare. Scopriranno che «conoscere è riconoscersi, è scoprire l’altro non solo fuori ma dentro di noi» (Ciotti, 2019, p. 41).
Sofy Dia, giovane italo-senegalese di 21 anni. Studentessa presso la Facoltà di Scienze internazionali e Istituzioni europee presso l’Università degli Studi di Milano, è appassionata di politica internazionale e di sociologia della criminalità organizzata.
Bibliografia
Ciotti L. (2019), Lettera a un razzista del terzo millennio, Edizioni Gruppo Abele.