Chi siamo
L’associazione Frontiera Sud dall’anno della sua costituzione, nel 2019, ha iniziato ad operare informalmente in Piana del Sele, in particolar modo in località Campolongo (Marina di Eboli, SA) attraverso la costruzione dal basso di piccole assemblee di lavoratori tenutesi principalmente sulla spiaggia. Quest’azione informale ha permesso di costruire reti di relazioni con diverse persone residenti a Campolongo che nel tempo si sono consolidate e ampliate e grazie alle quali è stato possibile immaginare e definire le linee di azione ed intervento progettuali che hanno condotto nel giro di tre anni alla creazione di uno spazio fisico dove poter svolgere attività sociali.
Nata da un gruppo di ricercatori e attivisti specializzati negli ambiti disciplinari della sociologia e dell’antropologia, le attività dell’associazione poggiano le loro basi nella metodologia della ricerca azione che se da un lato permette di superare la logica ‘ricercatore / oggetto di ricerca’ – o volendola declinare in una terminologia più vicina al terzo settore ‘erogatore di servizi / beneficiario-utente’- costruendo ed implementando dal basso la co-progettazione, dall’altro garantisce la necessaria flessibilità di adattamento degli strumenti di azione alle repentine mutazioni del contesto e di conseguenza dei bisogni ad esso legati.
Nel luglio 2019, grazie al sostegno della Regione Campania, nasce il progetto ONI (Osservatorio sulle Nuove Italianità) che permette di ampliare ed approfondire le attività di ricerca-azione informali precedentemente avviate costruendo un percorso che si consolida nella sua seconda edizione (anno 2022/23) con la messa a sistema di una rete integrata di sostegno fondata sulla proposta di attività gratuite aperte alla popolazione e la garanzia di accesso ad un’informazione di qualità.
Il contesto di Campolongo è caratterizzato da una forte presenza di popolazione immigrata impiegata in agricoltura, il gruppo più rappresentativo è quello marocchino che vede una forte presenza di nuclei familiari stabilmente presenti sul territorio, seguita dall’Africa Subsahariana (Mali, Nigeria, Senegal), Bangladesh, Pakistan, India, etc.
L’urbanistica si adatta ad un’edilizia tipica delle aree turistiche balneari. Una ramificazione di piccole stradine, dissestate e molto strette che dalla Strada Statale 18, a scorrimento veloce, che costeggia la pineta, fronte mare, si estendono verso l’interno confinando spesso con i terreni delle aziende agricole. L’immediata vicinanza delle abitazioni con i terreni coltivati in maniera intensiva esposte i residenti, molto spesso minori, al contatto con i prodotti chimici utilizzati dalle aziende (fitofarmaci, etc).
Queste villette a schiera di uno, massimo due piani con spazi esterni e inferriate di delimitazione sono state costruite abusivamente alla fine degli anni ’80, e ancora oggi i ritardi nella regolarizzazione, imputabili sia agli inadempimenti dei proprietari degli immobili che ai tempi lunghi dell’amministrazione comunale per la concessione dell’agibilità, contribuiscono a determinare forme di disagio abitativo che incidono gravemente sul percorso di integrazione della popolazione migrante costretta ad acquistare residente fittizie per la concessione dei documenti.
Tutte le abitazioni sono sprovviste di impianti di riscaldamento e l’intera località di Campolongo è sprovvista di un sistema idrico collegato alle cisterne di acqua potabile. La mancanza di acqua potabile determina non solo un costo eccessivo in termini economici e fisici per il quotidiano approvvigionamento ma altresì l’insorgere di problemi legati all’utilizzo di acqua di pozzo non controllata per l’igiene personale e della casa e in alcuni casi, nei periodi in cui il lavoro in agricoltura si riduce e le famiglie meno abbienti non hanno la possibilità economica di acquistare acqua in bottiglia, per il fabbisogno individuale quotidiano.
In questo contesto, fortemente segnato da condizioni abitative precarie, dalla totale assenza di spazi esterni vivibili, dall’isolamento geografico determinato dall’esiguità di mezzi di trasporto pubblico, migliaia di famiglie fanno fronte all’organizzazione della propria vita quotidiana. Se da un lato i lavoratori agricoli, uomini e donne, fanno fronte a condizione al limite dello sfruttamento lavorativo, privi dei dispositivi minimi di protezione, con orari e paghe non conformi ai contratti e la dipendenza da diverse forme di caporalato legate soprattutto al trasporto, dall’altro i minori, nati quasi tutti in Italia, soffrono la mancanza di spazi di socialità e aggregazione, di attività ricreativo-educative, di sostegno nel percorso formativo scolastico.
La mancanza di trasporto pubblico e la scarsità di mezzi di proprietà dei residenti rappresenta il principale fattore di emarginazione e la principale assenza su cui si innesta il sistema del caporalato di servizio. Far ruotare l’organizzazione familiare intorno a questa mancanza determina il dover affrontare numerose privazioni che pesano soprattutto sul percorso di crescita dei minori e sui percorsi di emancipazione delle donne. Nella maggior parte delle famiglie entrambi i genitori sono impiegati in agricoltura, ciò significa dover recarsi al lavoro molto prima dell’apertura delle scuole e costringere i bambini agli stessi orari per essere accompagnati da una vicina o un parente che se ne possa prendere cura fino all’arrivo del pulmino scolastico (privato e a pagamento). Le donne oltre al lavoro in agricoltura gestiscono l’intero carico familiare essendo le uniche addette ai lavori domestici, alla preparazione dei pasti e alla cura dei figli, una situazione che le espone ad un rischio molto elevato di esclusione sociale che determina una maggiore difficoltà, rispetto agli uomini, di comprensione e utilizzo della lingua italiana aggravata in molti casi da una condizione di analfabetismo di partenza. La mancanza di spazi di aggregazione in cui ad esempio le donne possano recarsi con i bambini limita i confini delle relazioni alle quattro mura domestiche, riducendo al minimo le occasioni di confronto, di scambio e quindi di crescita di entrambi. Inoltre, se da un lato la maggior parte delle donne esprimono l’esigenza di attività pomeridiane dedicate ai bambini, principalmente il doposcuola, e di corsi di italiano ad esse riservati, dall’altro emerge un’impossibilità di conciliazione dei tempi di lavoro e di vita rinunciando all’idea di coltivare un tempo dedicato a sé stesse così come alla possibilità di far partecipare i bambini ad attività extrascolastiche.
Dall’estate 2022 l’associazione ha trovato uno spazio fisico per svolgere le sue attività a Campolongo all’interno di “Casa Betlemme”, bene confiscato alla camorra e attualmente concesso in gestione alla Cooperativa Amistad, grazie alla partecipazione al progetto “Su.Pr.Eme. Italia” “Nobody’s out/Nessuno escluso” incentrato sull’attivazione di campagne ed incontri di sensibilizzazione ed informazione socio-sanitaria, sportelli informativi, call center, mediazione culturale, orientamento e accompagnamento ai servizi socio-sanitari. Le attività di progetto hanno messo in evidenza la scarsa propensione delle persone a curarsi, una situazione determinata non solo dalla mancata conoscenza del diritto e delle modalità di accesso al sistema sanitario nazionale ma, anche in questo caso, dalla difficoltà fisica di accesso agli uffici pubblici per l’erogazione delle prestazioni, agli ambulatori dei medici di base, ai laboratori di analisi e agli studi specialistici. Alla mancanza di tempo e alle impercorribili, seppur non lunghe distanze, si aggiunge la difficoltà di comunicazione con il personale sanitario, che soffre la mancanza di affiancamento di mediatori culturali, e l’ingente dispendio economico che comporta l’intraprendere un qualsiasi percorso di diagnosi e cura.
Tali evidenze emerse dal lavoro sul campo hanno determinato le quattro tre linee di azione messe in campo dall’associazione: la creazione di uno spazio fisico che riesca a configurarsi come presidio di ascolto, aggregazione, informazione e formazione; l’attivazione di corsi di alfabetizzazione alla lingua italiana con gruppi di lavoro divisi per genere; l’attivazione di uno sportello di facilitazione all’accesso ai servizi territoriali e al welfare, l’attivazione di un doposcuola multiattività dedicato ai minori.
Da febbraio 2023 l’associazione ha trovato un luogo in cui provare a rendere reali questi ed altri percorsi volti all’empowerment della popolazione con background migratorio che quotidianamente abita questo spazio di frontiera.